Low-rise in the Sky – Le avventure di un complesso di edilizia residenziale pubblica a Londra dagli anni Settanta a oggi

di Carla Scura – ENGLISH VERSION IN ABSTRACTS – 

Come Associazione che promuove lo sviluppo sostenibile, Embrice2030 persegue un interesse sistematico per il tema dell’edilizia residenziale pubblica, che è anche un tema sempre più caldo, soprattutto a livello internazionale. In questo ambito abbiamo portato avanti un approfondimento della figura di un protagonista della ricerca e pratica di costruzione low cost, l’architetto Paolo Meluzzi, prima nella nostra galleria e successivamente nei locali del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, eventi accompagnati dalla pubblicazione del volume Paolo Meluzzi e il dibattito internazionale Low-Rise High-Density nella collana Embrice Formato a Tema Digitale. Riallacciandoci alla “dimensione internazionale del dibattito”, e in particolare al côté low rise più che high density, presentiamo un caso studio britannico tuttora in corso. Si tratta del complesso residenziale pubblico Page High di Londra, che ospita con una densità di 60 persone/ha 218 residenti in 92 piccole abitazioni costruite in osservanza ai Parker Morris Standards, un modello che ha regolato i criteri di assegnazione e distribuzione degli spazi abitativi in Gran Bretagna dal 1961 al 1980. Le abitazioni presentano 4 tipologie: ci sono 2 monolocali, 55 simplex monocamera più 9 bicamera, e 26 duplex bicamera. Il complesso, costruito negli anni ’70 dallo studio Dry Halasz Dixon Partnership e vincitore del Good Design in Housing award nel 1976, è stato di recente oggetto di un piano di rigenerazione urbana che ne prevedeva la demolizione; i locatari, guidati dal prof. Adrian N. Chapman con cui abbiamo condotto la conversazione che qui riportiamo, si sono costituiti in un’associazione che con discrete difficoltà è riuscita a diventare un interlocutore formale con le istituzioni locali che avrebbero dovuto portare avanti il piano, cosiddetto Wood Green Area Action Plan, e addirittura a bloccarlo.

Di seguito quindi la storia, che presenta vari livelli di interesse: architettonico, urbanistico, sociale. Un caso studio non solo di architettura ma di democrazia partecipata, raccontato dall’interno.

di Carla Scura

Il caso in cui è rimasto coinvolto il complesso residenziale popolare in cui abita il prof. Adrian N. Chapman (Page High Estate, Wood Green, Londra) si trova incontrovertibilmente al cuore di una questione cruciale in questo periodo, ovvero il rapporto fra pubblico e privato per quanto concerne lo spazio urbano, anzi costituisce un caso studio emblematico di un problema la cui percezione può essere nata a Londra ma si sta diffondendo in altre capitali e città storiche (quali Roma): la tendenza alla demolizione di abitazioni esistenti per far spazio a condomini di lusso, con in più la beffa che questi ultimi mal si amalgamano con il paesaggio urbano circostante e le comunità che vi sono costruite nel tempo (e che finiscono per doversi trasferire altrove). In particolare, Page High Estate si è trovata sotto la minaccia di demolizione in osservanza allo Haringey Council’s Wood Green Area Action Plan, il nuovo piano urbanistico del distretto municipale di cui fa parte il complesso.

  1. targa commemorativa della Fondazione di Page High

È interessante ricordare che tutto ciò avviene in una congiuntura globale che vede non solo Patrik Schumacher (partner professionale di Zaha Hadid, ora a capo dello Studio Zaha Hadid Architects, nonché teorico dell’architettura parametrica) prendere una posizione scandalosa durante il World Architecture Festival del 2016, in cui ha auspicato una libertà ancora maggiore per il mercato immobiliare, l’abolizione degli istituti d’insegnamento dell’arte statali e la vendita di Hyde Park a fini di urbanizzazione, ma il «Guardian» (il più illustre quotidiano britannico) rilanciarlo, mettendolo in una luce meno severa e quasi simpatica in un articolo che ostenta l’egida di Guardian Cities, l’eccellente osservatorio sulle città finanziato dalla Rockefeller Foundation (addirittura contraddicendo il proprio critico ufficiale di architettura, Olly Wainwright). Per concludere questa introduzione vorrei citare un altro esemplare dello Zeitgeist, questa volta italiano, che ha visto disatteso il fortemente auspicato intervento di recupero e riqualificazione dell’ex area industriale portuale di Roma, zona ormai quasi centrale. Un’obiezione che va al di là dei gusti estetici o di valore personali, considerato che il Piano Regolatore prevedeva la costruzione di complessi condominiali di cinque e sei piani, trasformati forse nottetempo in palazzi di nove e undici piani rispettivamente.

2. vista dal terrazzino di un appartamento

Carla Scura: Ma andiamo per ordine: ci puoi raccontare la storia del complesso residenziale “popolare” che rappresenti (sul piano storico, sociale, architettonico, personale…)?

Adrian Chapman: Page High Estate è un edificio residenziale di 92 appartamenti situato a Wood Green, che fa parte del municipio di Haringey a Londra Nord. Il complesso si trova fra due fermate della metropolitana, Turnpike Lane e Wood Green, praticamente 6-7 minuti di cammino da ciascuna, e a venti minuti di metropolitana da King’s Cross, quindi vicinissimo al centro di Londra. Perché dò questi dettagli? È per rendere un’idea di dove ci troviamo, e del perché il complesso possa fare gola al mercato immobiliare. Gli immobili nei pressi delle stazioni metro hanno un valore al metro quadro altissimo. Infatti Page High è veramente molto ben connesso in termini di trasporto pubblico.

È stato costruito alla metà degli anni Settanta sul sito di un ex teatro di varietà, The Empire, una parte del quale è stata poi trasformata in uno studio televisivo. La particolarità di Page High (come d’altronde rivela il nome, NdR) sta nel fatto che la parte residenziale è costruita al di sopra di un garage (Bury Road car park, 1300 mq), che a sua volta è costruito al di sopra di un piano terra commerciale (4461 mq fra negozi e supermarket). Il rivestimento a mattoni venne scelto per mantenere la sintonia con gli edifici circostanti che esistevano già. La cosa buffa è che su a Page High ci troviamo al sesto e settimo piano ma sembra di essere al piano terra, a meno che non ci si affacci dalla finestra della camera da letto. Gli appartamenti sono stati progettati intorno a una vera e propria strada nel cielo, un sentiero che attraversa tutta la lunghezza del complesso. Da un lato, gli appartamenti sono dotati di un giardinetto davanti e balconi davanti e dietro; sull’altro lato hanno solo balconi sul retro. La maggior parte hanno una camera da letto ma alcuni duplex ne hanno due, oltre ad altre tipologie più spartane. 

3. scorcio

Quando qualcuno viene quassù per la prima volta, di solito la reazione è: «Ma è da molto che esiste questo posto?». Infatti Page High è a un tiro di schioppo dalla trafficatissima High Road (una lunga via commerciale piena di negozi e con un grande magazzino) eppure separata dal frastuono di Wood Green. Quando sono venuto qui per la prima volta, prima ancora di stabilirmici a metà anni Novanta, ebbi l’impressione che ci fosse un’atmosfera da fantascienza; mi sembrava di essere entrato in uno spazio isolato, una realtà alternativa. Ok, probabilmente sto parlando in modo un po’ pittoresco, ma poi questa reazione l’ho vista in molti altri visitatori. È uno spazio insolito e particolare. Ci si potrebbe ambientare una Robinsonade, mentre un paio di persone ci hanno trovato qualcosa di ballardiano. Qui non sono d’accordo, perché lo high rise di Ballard, così come altre comunità isolate descritte dal romanziere, è un immobile di lusso per professionisti superpagati. Page High invece è popolata da una comunità di operai e lavoratori.

Sembra che, in questo periodo, se qualcuno vuole vedere come sono una strada o una casa vada prima su Google Maps. Ebbene, Page High non è su Google Maps. Siamo riusciti a sfuggire allo sguardo di Google, un’impresa non da poco! Comunque sul sito dell’associazione ci sono fotografie del complesso residenziale.

4. sezione dell’edificio

Dal punto di vista architettonico ha un inconfondibile aspetto anni Settanta (che io adoro), che trasmette l’ambizione e l’impegno nei confronti dell’edilizia popolare che animavano gli amministratori locali. Il municipio di Haringey ne è proprietario in toto e lo ha dato in leasing a un ente di case popolari, la Sanctuary Housing Association. In confronto con il settore privato, quindi, i canoni di affitto sono bassi. Qualcosa come il mio appartamento (ingresso-soggiorno-cucina-disimpegno-bagno-camera da letto, NdR) costerebbe almeno il doppio, se non di più, se venisse affittato a prezzi di mercato. Qui paghiamo un “canone sociale”, non dissimile da quello in uso nell’edilizia popolare. Il canone è relativamente basso, ma anche gli stipendi lo sono, per la maggior parte almeno; e va anche ricordato che affittare da un privato comporta cifre che rasentano il ridicolo per quanto sono alte. 

Haringey è stata ed è tuttora una delle zone più povere di Londra. Wood Green, dove vivo io, non figura spesso in cronaca, ma Tottenham (poco più di un miglio a nord, sempre facente parte di Haringey) teatro di una rivolta nel 1985 nel complesso di case popolari (ad alta densità, NdR) Broadwater Farm, in cui rimase ucciso un poliziotto, sta sempre sulle prime pagine dei mezzi di comunicazione. Alcune parti di Haringey (un municipio suddiviso amministrativamente in 19 zone o “distretti”, così come li chiamiamo) sono state colpite dalla gentrification, che però non ha toccato in modo significativo il distretto di Wood Green (o di Tottenham).

Certo, in molti ritengono che Wood Green, così come altre zone di Haringey, necessiti di migliorie: la High Road è sempre più trasandata e sporca; la lista d’attesa per gli alloggi comunali è enorme, attestandosi sui 10.000 candidati. In migliaia vengono sistemati in alloggi temporanei fortemente insoddisfacenti (sedicenti bed & breakfast) con un forte aggravio sulle casse comunali. Il governo centrale ha operato una stretta sui bilanci delle amministrazioni locali, e così Haringey, come altri municipi, ha semplicemente pochi soldi da investire. Questo è il contesto nel quale è maturata la decisione, da parte del municipio, di riconvertire/riqualificare Wood Green. Il principale strumento per la “rigenerazione” (parola sinistra!) doveva essere un partenariato pubblico-privato con un’impresa australiana operante nel settore immobiliare, la Lendlease. È stato steso il cosiddetto Haringey Development Vehicle – HDV, un accordo pubblico-privato 50-50, con l’obiettivo di riconvertire diversi complessi di edilizia residenziale pubblica, fra cui proprio Broadwater Farm di Tottenham, dandogli molta risonanza. Gli inquilini però non sono stati consultati in modo adeguato, né è stata data loro qualche assicurazione su dove si suppone vadano a stare, per quanto tempo, e tantomeno dove possano tornare ad abitare (sempre che ciò sia possibile).

Lo HDV è stato un boomerang politico, poiché è stato comunemente percepito come uno strumento di pulizia sociale e ha spaccato il gruppo del Labour Party, che deteneva la maggioranza a livello locale, dando luogo alla fine alle dimissioni del leader dell’amministrazione. Come si vede, parlo dello HDV al passato. Il piano è stato praticamente sepolto dalla nuova amministrazione. In termini politici, non è più accettabile che si demoliscano case popolari senza aver ascoltato gli inquilini. 

C’era un altro progetto, parallelo allo HDV, il Wood Green Area Action Plan (AAP), in base al quale due complessi residenziali pubblici di Wood Green – Page High e Sky City, un altro “villaggio sul tetto”, costruito successivamente – sarebbero dovuti essere demoliti. Mentre lo HDV ha ricevuto un’enorme attenzione mediatica, locale e nazionale, lo AAP ha increspato a malapena le acque. Purtroppo per noi, ai media interessa molto di più Tottenham che il povero piccolo Wood Green!

CS: Questo caso specifico come si inserisce nello scenario attuale? Londra a tuo parere è un’eccezione, un assaggio del futuro, o…?

AC: Come dicevo, Page High, che si trova a ridosso del centro di Londra e in prossimità di due fermate della metropolitana, fa gola a urbanisti e “rigeneratori”; e vendendo il sito in blocco, il municipio perennemente a corto di soldi riuscirebbe a ottenere un bel po’ di cash. Un complesso residenziale pubblico riconvertito – inclusi gli inquilini, mandati via – si accosterebbe alla fascia di mercato superiore, e il municipio potrebbe aumentare le tasse locali (community charge) per coloro che ci abitano. Secondo me e gli altri coinquilini, questa era esattamente l’idea alla base del Wood Green AAP. Il municipio si era esposto in modo molto cauto rispetto alla probabilità da parte nostra di poter tornare nelle nostre case (right to return), e noi eravamo tutt’altro che rassicurati. Anzi, sul modello dei locatari della zona presa di mira dallo HDV, rischiavamo di venire trasferiti a forza dalle nostre case e fare perfino da apripista per uno stile di riconversione che aveva ben poco a che fare con i nostri interessi. Allora siamo intervenuti in modo dettagliato nel processo di consultazione previsto dallo AAP.

Naturalmente le traversie di Page High sono lungi dall’essere uniche. In tutto il territorio britannico abbiamo visto programmi di riqualificazione urbana il cui risultato non può definirsi altro che pulizia sociale (social cleansing). 

5. Piano strada

Il municipio sapeva poco e niente di Page High. Il progetto di massima dello AAP non riportava nemmeno il numero di case presenti nel complesso. Va bene, Page High è ben lontano dalla perfezione, ma costituisce un ottimo modello di edilizia residenziale pubblica in molti sensi: scala ridotta, casette basse, una piccola comunità che si amalgama bene con la località circostante. C’è bisogno di una manutenzione migliore, questo sì, ma non è un complesso di edifici decadente, non è abbandonato a se stesso. Non posso fare a meno di pensare che anche soltanto immaginare che Page High come complesso di case popolari ha funzionato molto bene per i suoi 40 anni di vita o giù di lì andava al di là delle capacità ideologiche dell’amministrazione locale precedente. L’edilizia residenziale pubblica ormai viene percepita come un’ultima spiaggia, una cosa per disperati o terribilmente svantaggiati. Nell’arco degli ultimi 35-40 anni gli immobili affittati a canone sociale, che siano gestiti dal comune o dagli enti popolari, si sono svalutati tantissimo. È come se i residenti nelle case popolari fossero degli inetti, dei “poveri che nulla meritano”, nemici di quella “democrazia dei proprietari” (property-owning democracy) a cui faceva riferimento Mrs. Thatcher. Questo fenomeno si collega alla più generale demonizzazione dei poveri, sulla quale ha scritto così bene Owen Jones nel suo libro Chavs: The Demonization of the Working Class. Credo che attualmente per molti sia difficile considerare le case popolari come comunità, meno che mai ora che ai telespettatori vengono offerti programmi di “poverty porn” come Benefits Street, una controversa serie di documentari che ritraggono le case popolari come luogo di disperazione per la gente comune offrendo un brivido allo sguardo divertito e atterrito di un pubblico “superiore”. (Zadie Smith nel suo romanzo N-W fa una battuta interessante su questi programmi attraverso uno dei personaggi, che commenta come la povertà sia diventata «un tratto caratteriale»). Naturalmente questo tipo di presentazione delle comunità operaie si allaccia perfettamente alla privatizzazione dei beni pubblici, parte integrante di ciò che il geografo marxista David Harvey descriveva come il progetto neoliberale di accumulazione per spoliazione. Niente di meglio, al fine di espropriare le persone, che degradarle preventivamente agli occhi del pubblico.

Quindi, collocare le vicende di Page High in un contesto più ampio ha senso, ma questo complesso residenziale popolare ha anche una gestione particolare. Page High è amministrato da un ente, Sanctuary Housing, che è diventato un grosso gestore di alloggi (housing provider). Al pari di molti altri enti per le case popolari, si è allargato a seguito di una fusione, e quelli che attualmente amministrano Page High stanno ormai fisicamente lontano. Le richieste degli inquilini vengono attualmente incanalate a un call centre fuori Londra, e non abbiamo più un addetto specificamente adibito al nostro complesso. Ad esempio, le riparazioni sono diventate sempre meno efficienti. Ma questo tipo di disagi sono condivisi da molte altre persone che vivono in alloggi popolari gestiti da o di proprietà di enti, quindi Page High offre effettivamente un ritratto in miniatura di una tendenza ben più ampia.

CS: Le strategie di iniziativa dal basso adottate dagli inquilini di Page High potrebbero essere interpretate come una lotta non solo per difendere le proprie case ma anche la qualità della vita? Che cosa andrebbe fatto in generale per mantenere uno standard di vita decente nelle città, specialmente per quanto riguarda l’abitare? (Naturalmente, ogni città ha la propria storia. Quella di Londra è piuttosto particolare, caratterizzata da piani regolatori che hanno favorito ciò che oggi chiamiamo lo sprawl, da uno skyline tradizionalmente basso e da una graduale sostituzione dei tipici slum ottocenteschi con i grattacieli di cemento armato del XX secolo. Fenomeni che sono stati accompagnati dalla progettazione e messa in opera di un’ottima rete di trasporto pubblico e di servizi per la comunità. Ma a un certo punto in questo modello di sviluppo qualcosa è andato storto.

AC: Con la prospettiva della demolizione e una manutenzione sempre più scarsa e insoddisfacente, nell’autunno del 2017 abbiamo deciso di costituire un’associazione di inquilini. In passato ne esisteva già una, ancora prima che io mi insediassi qui nel 1995, ma pare che si sia dissolta perché il complesso era gestito bene. L’associazione non aveva poi molto da fare!

Metterne su una nuova non è stato facile. Io tenevo al fatto che venisse costituita in modo da ottenere il riconoscimento legale a rappresentarci di fronte all’ente gestore. Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma ricevere le informazioni necessarie da Sanctuary Housing è stata un’impresa. Ho dovuto fare numerose telefonate, mandare email, e fare due reclami amministrativi. Ho finito per ricorrere al nostro rappresentante in Parlamento, che ha contattato a sua volta la Sanctuary per nostro conto. A quel punto ho ottenuto le informazioni che ci servivano con grande celerità.

Il primo incontro ha avuto luogo a metà novembre 2017, e da allora l’associazione si è molto rafforzata. Adesso alle nostre riunioni intervengono circa 35 persone. È stato eletto un comitato che continua a lavorare anche negli intervalli fra una riunione e la successiva, e alcuni delegati del comitato incontrano la Sanctuary una volta al mese. Fare in modo che l’ente si assuma responsabilità effettiva come locatore a volte sembra un lavoro di Sisifo, ma nel tempo stiamo facendo progressi. 

L’associazione di inquilini ha il suo sito web, un account su Twitter e un blog. L’account Twitter (@PageHighTenants) è stato fondamentale, creando rapporti con altri attivisti e associazioni di inquilini. Ormai invitiamo alle nostre riunioni anche le associazioni di case popolari delle vicinanze e stiamo cercando di costituire una rete di associazioni del distretto di Wood Green. 

Abbiamo avuto ripetuti incontri con consiglieri del municipio, e siamo in buoni rapporti con i nostri consiglieri di distretto e il nostro rappresentante in Parlamento (che ha scritto un’introduzione alla nostra pratica per lo AAP). Come ho già detto, lo HDV ha spaccato la precedente amministrazione locale. Haringey è un municipio governato dai laburisti, che hanno una maggioranza massiccia. Il 3 maggio 2018 erano in lizza per le rielezioni tutti i seggi del municipio, e il Labour ha vinto nuovamente senza grande sorpresa. Però, a seguito della disputa all’interno del partito sulla questione del piano di riconversione, prima delle elezioni la maggior parte dei candidati a favore dello HDV non sono stati nominati, e non si sono potuti presentare come candidati del partito laburista. Al loro posto si sono presentati candidati contrari sia allo HDV sia al Wood Green AAP, che sono stati eletti. Adesso quindi ci troviamo davanti a un consiglio municipale molto diverso, che lascia ben sperare, anche se quello che per ora mi preoccupa è lo stile che adotteranno per quanto riguarda la consultazione dei cittadini sui piani urbani, perché ci sono pratiche ormai consolidate, e non è che mi aspetti che i consiglieri diventino tutt’a un tratto esperti di coinvolgimento democratico.

Adesso la Page High Tenants’ Association è diventata un interlocutore nella conversazione locale su Wood Green e l’edilizia residenziale pubblica. Mi aspetto cambiamenti in questa conversazione. Spero non si parlerà più in termini di demolizione, bensì di restauro (anche se il problema di fondo rimane, ovvero i tagli ai municipi). 

6. Accesso al garage (a destra) e alla parte residenziale (a sinistra)

Come già detto, Page High è situato al di sopra di un garage multipiano che sta a sua volta sopra un piano terra commerciale. L’ultimo piano del garage è usato pochissimo. Gli ascensori del garage non sono sicuri, e sembra che il garage stesso sia fatiscente. Dovrebbe quindi avere degli interventi di miglioria oppure venire convertito ad altra destinazione d’uso. Questa è la conversazione che vorremmo avere. Vorremmo anche parlare degli ingressi al complesso residenziale, che sono di competenza del municipio, così come del passaggio che scende lungo un lato dell’edificio, anch’esso di competenza del municipio. Adesso spero che questi problemi verranno presi in considerazione.

Ci aspettiamo anche che i nostri consiglieri e il nostro rappresentante in parlamento esercitino pressione sulla Sanctuary relativamente a sicurezza, riparazioni e manutenzione. Nel momento in cui l’ente mette per iscritto che Page High non verrà demolito, speriamo riconosca altrettanto che sono necessari altri investimenti.

Pensando al di là di Page High e Haringey, e rispondendo alla domanda su come garantire uno standard abitativo decente, devo dire che a Londra (e nel Regno Unito) occorre mettere mano a un massiccio programma di edilizia residenziale pubblica. Questa programmazione dovrebbe avere le associazioni e comunità come interlocutori per quanto possibile. Oltre a esercitare un controllo sugli affitti mirato a impedire vessazioni sui locatari da parte dei proprietari di immobili, il governo deve garantire un aumento di disponibilità di alloggi popolari. La privatizzazione di terreni e beni pubblici va fermata, e il governo dovrebbe rimettere in primo piano, allocando le risorse necessarie, l’edilizia residenziale pubblica, gli spazi pubblici e il bene comune.

P.S. Poco prima della pubblicazione di queste considerazioni, è stata rilasciata un’intervista con l’architetto Paul Karakusevic, consulente del sindaco di Londra per la Progettazione in qualità di esperto di edilizia residenziale pubblica, che sembra raccogliere esattamente quelle del prof. Adrian Chapman. Anticipiamo qui il link all’articolo che ripercorre la storia e il ruolo di Londra nella definizione e nelle pratiche di edilizia residenziale pubblica, promettendo di tornare sull’argomento.

La sezione dell’edificio di Page High si trova in “Housing in Haringey, London; Architects: Dry Halasz Dixon Partnership”, «Baumeister» vol. 73, no. 2, 1976 Feb., p. 111. Si ringrazia Susie C. Cox.

Tutte le fotografie sono di Carla Scura.

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