Bagni pubblici di Garbatella: quale funzione?

Bagni pubblici di Garbatella: quale funzione?  di Carla Corrado

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L’edificio dei bagni pubblici della Garbatella, situato a breve distanza dal teatro Palladium, è stato occupato venerdì 24 gennaio scorso da ragazzi dei centri sociali e da alcuni abitanti del quartiere che chiedono sia restituito ad una funzione sociale.

L’edificio dei primi del ‘900 è opera dell’Architetto Innocenzo Sabatini e di proprietà dell’ Ente Ater di Roma; per anni abbandonato al degrado, mostra oggi al suo interno i segni inconfondibili di un uso improprio cui è stato destinato per anni.

Si può oggi riscontrare la spregiudicatezza degli interventi, volgari ed invasivi che lo hanno reso adattabile a sede di attività commerciali (magazzino ed esposizione di mobili).

Interventi invasivi che hanno sfigurato l’espressione architettonica del monumento, violando la struttura esistente e negando la funzione originaria: quella di bagni pubblici realizzati per venire incontro alle esigenze primarie degli abitanti del quartiere Garbatella in cui le abitazioni popolari disponevano di sole latrine ed erano sprovvisti di vasche o docce.
Senza entrare nel merito delle condizioni manutentive dell’edificio e, con esso, di tutto il patrimonio Ater della Garbatella, che sono da far risalire alla ben nota crisi economica dell’Ente gestore, non possiamo invece omettere di porre l’accento sul tema del valore architettonico dell’edificio da troppi anni ignorato, sulla mancata imposizione di vincoli, sulla erronea interpretazione degli ambienti interni e sul degrado che ne è conseguito.

Travi innestate brutalmente nella struttura esistente, per realizzare soppalchi ed ampliare la superficie utile; balaustre dozzinali, controsoffittature, tramezzature, pavimentazioni, moquettes, apparecchi di illuminazione e lampade impropri, snaturano lo spazio interno e lo deturpano gravemente. Lo spazio centrale voltato, che apparentemente sembra integro, è stato nel corso del tempo oggetto di una serie di importanti demolizioni.

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Superfluo auspicare un intervento di restauro dell’edificio, azione che appare oggi assai remota, se si stima l’entità economica di una tale operazione.

Auguriamoci si possa quantomeno provvedere a rimuovere le superfetazioni interne ed avviare in economia micro interventi puntuali e di restyling, che consentano di restituire dignità all’ edificio storico per destinarlo ad un uso compatibile con la sua funzione originaria.

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