La Garbatella

Garbatella lotti

I.   Riperimetrare il Rione Garbatella.

Quartiere storico, ora Rione di Roma, Garbatella  assiste negli ultimi anni ad una trasformazione geografica-paesaggistica-culturale : da polo della socialità e della cultura popolare verso un modello di città che  prescinde  dalla idea di aggregazione, ospitalità, quotidianità dei rapporti all’interno del ceto popolare.

Il ponte carrabile di collegamento Via Ostiense-Circonvallazione Ostiense conferma la volontà da parte delle istituzioni di apertura del quartiere a parziali innovazioni, al prezzo di nuove pesanti cubature di residenze intensive private dell’area già destinata a Campidoglio 2 e quelle  in fieri dell’operazione ex Fiera di Roma; modelli che appaiono  legati a scommesse futuribili ed espansionistiche della città, nella totale perdita di quei rapporti sociali e delle tradizioni quotidiane proprie della Garbatella.

Garbatella ospita oggi categorie sociali differenziate : la parte residenziale della città giardino  ( alla quale di sono aggiunte parti  urbane sempre più distanti dal modello iniziale, tanto da richiedere una nuova perimetrazione del Rione ) ospita pochi eredi dei portuali o degli operai della Vetreria ed i loro familiari e pochi rappresentanti delle fasce di reddito che avevano diritto ad accedere ai programmi  dell’Istituto Case Popolari .

Il cambiamento del modello insediativo che si è verificato  a partire dalla seconda metà degli anni 1930, le espansioni del secondo dopoguerra e , oggi, ristrutturazioni aggressive, hanno reso l’ edilizia residenziale a bassa densità, nel verde, minoritario residuo che continua a conferire qualità urbana al suo intorno immediato.

II.   Garbatella dalla toponomastica alla storia.

Nel piccolo nucleo urbano che, attraversato da Via delle Sette Chiese,  va dalla Rupe di San Paolo alla attuale Circonvallazione Ostiense , lungo la Ferrovia Roma-Ostia, si incontrano vari frammenti di storia : italica , romana , cristiana, tardo rinascimentale, dell’Italia unitaria monarchica, socialista e fascista. Una storia con un precedente preistorico su una possibile base preistorica: la colata lavica anomala ( sulla quale sale dal Tevere la antica via delle visite giubilari alle Basiliche – delle 7 chiese- ) ha tracciato una via veloce di salita verso le pendici asciutte dei colli Albani; una storia che include  pezzi dell’Italia repubblicana. A frammenti residui  della attrezzatura industriale in vista al di là della riva sinistra del Tevere Roma deve ancora oggi parte della sua funzionalità urbana. Una area molto estesa, che comprendeva una fabbrica per la produzione del gas illuminante: da carbone in carenza di ossigeno, accumulato nel gazometro

Consigliere comunale con delega all’Agro Romano Paolo Orlando – armatore genovese “ in esilio “ a Roma per ragioni familiari – già nel 1904 prevede la costruzione di un porto, che metta in contatto diretto Roma  e la sua zona industriale con il Mar Mediterraneo. Ma sono la toponomastica, la scarna letteratura delle targhe inaugurali e i singolari caratteri dell’architettura che rimandano a eventi cruciali, nazionali e internazionali, sul piano culturale e politico. Gli operai, nella loro segregazione ariosa e funzionale, sono quasi santificati come principali artefici del rinnovamento di Roma; a un passo dal congresso di Genova e a pochi mesi di distanza dalle occupazioni delle fabbriche. Armatori danno il nome a strade e piazze come per la permanenza dell’ idea che poteva essere di una città di mare, come sosteneva Paolo Orlando (1). D’altronde nel 1916 nasce il progetto per Ostia della Associazione Artistica fra i cultori dell’Architettura, e con esso la ferrovia che costituisce una ulteriore barriera verso i luoghi della produzione. Ma ci sarà un ponte, che di fatto parte proprio dalla piazza-chiave di tutto l’insieme: Piazza Benedetto Brin.

Come già c’è un ponte sul Tevere, il Ponte dell’Industria. Figlia dei terremoti di Messina e della Marsica, e degli strumenti di governo del suolo che vengono messi in atto per quelle emergenze ( in particolare dalla Società Edilizia ), Garbatella è difficilmente spiegabile senza The Garden City of Tomorrow di Unwin e Parker e senza il dibattito internazionale che si apre su produzione, progetto e forma della nuova città industriale e si concreta nella fondazione del Werkbund tedesco, nel Congresso Internazionale di Urbanistica di Berlino del 1910 e nella fondamentale e al tempo stesso tragica Werkbundausstellung di Colonia del 1914. Garbatella è di fatto un’area residenziale nel verde, con i suoi servizi, ben connessa alle aree produttive, alle aree del lavoro.

Poco importa che la progressiva cancellazione delle aree umide comporti la scomparsa di centinaia di specie animali: di esse rimarrà memoria negli esemplari impagliati che ci guarderanno nei loro splendidi colori dalle vetrine di un Museo Zoologico. Perchè poi l’edificio dei Bagni Pubblici assuma forme miste di derivazione romana, dagli edifici residenziali dell’insula a quelli termali; o perchè si dispieghi per la città operaia una singolare ricerca di linguaggi minori in una città ancora dominata dall’ipoteca accademica è cosa che la Storia dell’Architettura ha cominciato qua e là a spiegare, senza sbilanciarsi. Fino quasi alla fine degli anni 1970 Garbatella ha vissuto una doppia segregazione. Sociale e culturale. Malgrado che la singolarità di alcuni interventi maggiori di Innocenzo Sabbatini, come l’Albergo Rosso, e la rilevanza di alcuni progettisti, da Plinio Marconi a Pietro Aschieri a Mario De Renzi costituissero dati inquietanti agli occhi di chi vedeva. Proprio con Aschieri e con la Mostra a lui dedicata dall’Accademia di San Luca (2) . Seguono numerose iniziative su Sabbatini (3) . Un interesse che negli ultimi 15 anni si è spostato sull’intero quartiere (4). Ma l’Architetto che nell’area romana, benchè del tutto esterno alla vicenda , poneva gli interrogativi più problematici era Giuseppe Capponi: il Borromini in camicia , capace di passare dalla Palazzina “barocca” di Lungotevere Arnaldo da Brescia (1926) a citazioni mendelsohniane nel rigoroso  Istituto di Botanica alla Università di Roma (1932). Interrogativi che sin dai primi anni ‘60 avrebbero imposto una lettura meno dogmatica dell’intera vicenda dell’architettura italiana e romana del primo Novecento, come con la loro operatività testimoniavano Gianfranco Caniggia e Paolo Marconi. La legittima diffidenza o l’opposizione di gran parte della cultura architettonica romana a Garbatella era connotata politicamente. Il linguaggio regionalista rimandava allo heimat : in parte al quartiere di casette isolate poi scelta tecnica del nazismo per le residenze degli operai. La sconfitta dell’internazionalismo dell’architettura della Repubblica di Weimar era ancora, nel 1960, molto vicina. Meno di trenta anni prima. E la stessa ipoteca ideologica pesava, in fondo, sul raffinato  strapaese di molta edilizia sociale del primo settennio INA CASA.

III.  Garbatella social food.

Roma Capitale vede il presente ed il futuro della Garbatella come quartiere de-strutturato in senso sociologico e culturale: vie apparentemente dedicate alla creatività nei pressi del Gazometro diventano insediamenti delle holding pubblicitarie internazionali. Gli ex mercati generali in via di trasformazione verso un modello di business, già sperimentato da Eataly, introducono nel quartiere il modello consumistico di media ed alta fascia, dedicato a shopping, consumazioni, assaggi. Riteniamo importante recuperare e rielaborare il rapporto abitante-residente con la spazio urbano in chiave di sostenibilità del territorio e di continuità con le sue tradizioni proponendo esposizioni, dibattiti, letture, mostre e guardando all’arte, all’architettura ed all’artigianato come modelli di cultura e di socialità dall’alto potere aggregativi e formativo.

Al modello di “shopping d’azzardo” e di quartiere “mordi e fuggi” (ex mercati generali ed Eataly ) pensiamo di contrapporre, o integrare, un modello storico di socialità, di riflessione, di collezione delle emozioni e delle richieste dei suoi abitanti, nella promozione di una nuova socialità che non abbandoni la storia, il dialogo popolare, il confronto. Proporre un modello che crede – seppure alla luce e con gli strumenti stessi dei cambiamenti sociali in atto e della multimedialità/multicanalità della comunicazione – nel recupero e nel rilancio di una socialità di quartiere e delle sue vocazioni, sentite, richieste, desiderate da chi lo vive in modo partecipativo

IV.   Un Laboratorio  di Studio e Ricerca.

La disciplina architettonica sembra avere rinunciato, proprio in un momento nel quale la necessità abitativa è drammaticamente attuale, a cimentarsi con il tema e a indicare una possibile prospettiva per il futuro; mentre si costruiscono a Roma milioni di metri cubi, previsti dal nuovo PRG, delegando la qualità architettonica alla sensibilità progettuale degli investors.

Malgrado le ultime Biennali di Venezia abbiano avuto al centro dei temi proposti le periferie delle megalopoli e i nuovi territori di urbanizzazione diffusa dovuti all’inurbamento sempre maggiore delle grandi masse , gli esempi proposti come vetrina dell’architettura contemporanea sono sempre quelli legati ai temi infrastrutturali o terziari: musei, gallerie, impianti sportivi, centri congressi, auditorium, aeroporti, stazioni. Per la residenza solo abitazioni unifamiliari di lusso o mini cellule, spesso pseudo-sperimentali, immerse in scenari paesaggistici da sogno (tra le poche eccezioni ci sono alcune ricerche del cileno Alejandro Aravena).

Una delle finalità di un Laboratorio di Studio e Ricerca sarà  proporre una serie di studi specifici sui diversi comparti che formano la consistenza materiale dell’agglomerato storico 1921-1954 attraverso una serie predefinita di piccole pubblicazioni, concepite in forma di fascicoli, che dovrebbero portare alla formazione di uno o più volumi finali. E’ evidente che la scelta dislocativa della sede di Embrice 2030 e la sua continuità con lo Studio-Galleria Embrice Arti e Mestiere – che ha già come fine statutario lo studio e la salvaguardia del patrimonio edilizio del quartiere – sia consequenziale a tale attività di ricerca, potenziando elementi già strutturalmente presenti, come segue:

a) costituzione di una Biblioteca specializzata con gli studi più importanti effettuati sul quartiere potrebbe rafforzare la funzione di punto di riferimento del Centro per tutti quelli che vogliano intraprendere ricerche, a qualsiasi livello, sulla Garbatella.

b) creazione di un servizio guida a carattere scientifico e la redazione di una carta topografica  assonometrica di riferimento.

Partendo da questo lavoro, che si realizzarà anche con l’ausilio degli studiosi che hanno già affrontato il tema, il Laboratorio potrebbe assumere una fisionomia più complessa ed allargata fino a diventare un Laboratorio di ricerca sulla Residenza. Il tema, affrontato a Roma dalla Galleria AAM  or sono vari decenni è oggi quasi completamente assente sia dal dibattito architettonico storico-critico sia dal carnet delle principali realizzazioni edilizie internazionali. Soprattutto esso è scomparso dalle riviste specializzate che, come noto, costituiscono ormai il principale veicolo attraverso il quale si formano gli interessi degli studenti e dove si confrontano le idee progettuali degli architetti più impegnati sotto il profilo culturale. Garbatella come precedente storico da cui partire per riprendere un serio discorso sulle tematiche dell’abitare contemporaneo, inizialmente limitandosi all’orizzonte nazionale, ma sempre in relazione con le principali esperienze internazionali. Parallelamente si tornerà a studiare le grandi realizzazioni edilizie di qualità che si sono avute nei periodi nei quali la ricerca sui temi  della formazione della città moderna si è unita ad un concreto  approccio operativo.

Carlo Severati, Alberto Giuliani, Vincenzo Nizza

(1) Mostra “Pietro Aschieri architetto”, organizzata dalla Facoltà di Architettura e dall’Accademia di S.Luca, allestita presso l’Accademia di S.Luca. Massimo Fazzino: “Le vicende dell’edilizia romana, gli incontri con l’arte italiana nell’opera di Pietro Aschieri tra il 1920 e il 1930″, Bulzoni Roma 1977.

(2) Paolo Orlando: L’Ente autonomo per lo sviluppo marittimo e industriale di Roma nel suo primo quadriennio di vita (1919 – 1923), Roma 1923.

(3) Mostra Innocenzo Sabbatini, progetti 1914-1940, a cura di Francesco           Moschini, Bruno Regni,  Marina Sennato, 1 Febbraio 1982. Gaia Remiddi : Guida alle architetture romane di Innocenza Sabbatini , in Bollettino della Biblioteca Centrale della Facoltà di Architettura 29 ,1982 pp.5-6, La Sapienza , Roma.  Bruno Regni , Marina Sennato: Innocenzo Sabbatini, in Rassegna di Arechitettura e Urbanistica 58-60 , pp 224-226, Roma 1984

(4) Gaia Remiddi, Antonella Bonavita : L’albergo rosso di Innocenzo Sabbatini , in Edilizia popolare, Maggio Giugno 1997, Roma 1997. Francesca Romana Stabile Regionalismo a Roma.Tipi e linguaggi: il caso Garbatella, Dedalo Libri , Roma 2001. Antonella Bonavita, Piero Fumo, Maria Paola Pagliari : La Garbatella. Guida alla Architettura moderna, Palombi editore, Roma 2011 . Giornata di Studio su Via delle Sette Chiese  organizzata dalla Associazione Culturale Via delle Sette Chiese in collaborazione con Embrice arti e mestiere , Giugno 2010.

Link: angeloferretti.com

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