(EN ABSTRACT – The last days of Rome_s Docks)
Premessa
“No al consumo del territorio, si al Recupero Edilizio del patrimonio esistente” :
Sembrerebbe il risultato del cambiamento dei tempi, che vede nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente, uno stop alla cementificazione e allo scempio delle aree urbane e suburbane che ha afflitto per tanti anni in particolare le grandi città.
Tuttavia, può accadere che proprio di questi tempi, in qualche luogo della città, la crisi edilizia sia miracolosamente solo un ricordo e la parola “sostenibilità”, un concetto fin troppo inflazionato o del tutto travisato.
La sensazione è che qualcosa si stia risvegliando; Pensando positivo si può solo sperare che si tratti di un caso isolato , che non si tratti di una gramigna infestante che ricomparirà presto, più vigorosa e rigogliosa di prima, sul prato rasato.
Al dunque
Via del porto Fluviale, XI Municipio di Roma, area del complesso di archeologia industriale già denominata “ex Consorzio Agrario Cooperativo”: le immagini a colori fanno da “cover” alla grande operazione immobiliare, affisse sui muri del fronte, oggi monco, dell’originario ingresso al complesso.

Prospettiva del più alto dei due blocchi residenziali ( 6 piani), come appare oggi sul manifesto affisso nell’area di cantiere.
Salvato dalle ruspe, questo rimane oggi l’unica testimonianza di un progetto ben più ampio di Tullio Passarelli datato 1919 , in un’area che il Prg del 1909 destinava a zona industriale e servizi strategici della città. Qualcuno ha deciso di lasciarne un frammento al suo posto per nobilitare il nuovo complesso di residenze stile “Greater London on the Thames” : due contenitori che in termini di rapporto: volume fabbricabile / superficie fondiaria, eccedono anche rispetto agli indici urbanistici dell’edilizia intensiva del vicino oltre Tevere. Capolavori architettonici? Non è questo il punto.

Archivio storico Capitolino, Ispettorato Edilizio. Prospetto dei magazzini del Consorsio Agrario Cooperativo Ingresso (1919) e Silos del grano (1921). Progetto: Ing. Tullio Passerelli

Archivio storico Capitolino, Ispettorato Eldilizio. Prospetto interno dei magazzini; ampliamento del 1947. Progetto: Tullio Passerelli
Contraddicendo il progetto illustrato sui grandi manifesti a colori, i due fabbricati attualmente in fase di completamento, presentano infatti sostanziali differenze : 9 piani anziché 5 il primo blocco, 11 in luogo dei 6 il secondo. Una correzione apportata in extremis, un “fatto 30 fai 31”. Autorizzato? Legittimato da variante? Senza dubbio. E da quale Giunta Comunale? Ma non è vero che su quella area erano stati identificati, scavati, schedati importanti reperti di epoca romana?
Per ricostruire i fatti bisogna andare un po’ indietro nel tempo e risalire al 1999 quando viene affidato allo Studio Racheli l’incarico di redigere un progetto per il recupero degli ex magazzini della Federazione Italiana Consorzi Agrari. L’intervento non prevede demolizioni all’interno dell’area ma il restauro e la riconversione degli edifici esistenti in destinazioni compatibili (una multisala cinematografica ed un complesso commerciale); nel pieno rispetto dei volumi e dei prospetti originari. Tuttavia, nel 2002, viene sancito lo stop e, nonostante il rilascio della Concessione Edilizia, l’intervento non verrà neanche avviato.
Nel 2005 incombe l’ombra della speculazione e in seguito ad un accordo relativo al programma di intervento per l’Area ex Consorzi Agrari è prevista la cessione del complesso al raggruppamento Navarra-Saviotti (Società “Roma Docks Srl”) , che propone la demolizione dei fabbricati e la realizzazione di edifici a carattere prevalentemente residenziale.
L’ Accordo con la Giunta Comunale di allora è frutto di un meccanismo compensativo conseguente al finanziamento del progetto di riqualificazione dell’area “Papareschi – Ex Mira Lanza”. Inizialmente si avanza l’ipotesi che nell’area dell’ex Consorzio agrario debba essere realizzato un progetto dell’Arch. Carmassi.
A nulla valgono gli appelli mossi da corporazioni e Istituzioni come la Sezione Lazio dell’Associazione Italiana per il Patrimonio di archeologia Industriale o il CeDOT (Centro di Documentazione ed Osservazione Territoriale di Roma Tre): nel 2006 il destino di quest’area è già stato parzialmente scritto.
Si legge su un comunicato AIPA dell’epoca:
[È recentemente emerso che, attraverso una disposizione inserita in modo del tutto improprio in un «accordo di programma»,[..] nell’area Ostiense-Testaccio (delibera della Giunta Comunale del 12 gennaio 2005 n. 3 e successiva ratifica del Consiglio Comunale, seduta del 25 gennaio 2005), si prefigura che venga raso al suolo il complesso di archeologia industriale già denominato Consorzio Agrario Cooperativo, fatta salva esclusivamente una porzione dell’edificio originario in corrispondenza dell’entrata principale del complesso stesso. Al posto degli edifici di archeologia industriale, il «Raggruppamento Navarra-Saviotti (Roma Docks s.r.l.) intende costruire ex-novo cinque edifici di 5-6 piani per abitazioni e negozi in un’area di grande pregio storico e ambientale con affaccio diretto sul Tevere, un’area nella quale sembrerebbe peraltro di difficile reperimento la quota vincolante di standard urbanistici].
In conclusione si fa appello al “Regolamento del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana”; auspicando un cambio di rotta delle Istituzioni Comunali.
Il destino è segnato
Tuttavia negli anni immediatamente successivi si procede alle demolizioni del Complesso: vengono rasi al suolo i magazzini, l’edificio del Silos del 1921 e gli ampliamenti degli anni ’40.
Nel 2009 si avviano gli scavi di sbancamento per la realizzazione del nuovo intervento ed è proprio in questa fase che affiorano i resti di un patrimonio archeologico di epoca romana: una necropoli e un insediamento con opere murarie e musive, in parte risalenti al II° secolo a.C.. I lavori si fermano e i reperti vengono portati alla luce grazie ad una campagna di scavi intrapresa dalla Sovrintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, che durerà tre anni: dal 2009 al 2012 .

2009 – 12. L’area archeologica recintata tra la reale Dogana e via del Porto Fluviale
Tutto resta fermo fino al 2014 quando di improvviso qualcosa si sblocca e la macchina edilizia ricomincia a prendere il sopravvento; inizio dei lavori: 29/07/2014, si parte!
E così, il 25 novembre 2015, mentre il Sindaco Marino, con al seguito Assessori e i Presidenti di due Municipio, fa visita ai cantieri del progetto urbano per la riqualificazione del Polo universitario di Roma Tre all’interno dell’area Ostiense – Marconi, contemporaneamente al Porto Fluviale, enormi gru lavorano a ritmo serrato in un’operazione immobiliare senza precedenti in questa zona della città: i reperti archeologici, fra i quali un frammento di mosaico, finiscono sepolti da 11 piani di appartamenti di lusso .

Estate 2014. L’area archeologica è stata ricoperta del cemento per avviare le opere di fondazione dei due edifici.
La fine dei lavori è prevista per ottobre 2016, la fine di questo capitolo triste per Roma era invece , come abbiamo visto, già stata scritta da tempo. Così le richieste di base e anche di una parte dell’Università di Roma Tre sono disattese, e hanno preso corpo invece interventi di questo calibro che sfigurano – nell’intimo dei suoi valori e delle sue suggestioni – l’identità della città consolidata che non ha certo bisogno di demolizioni ed intensivi di lusso, ma di solidi organi di controllo e tutela del territorio urbano.

Programma di intervento area “Ex Consorzio Agricolo” – Roma Docks Srl – progetto di B. Moauro. Gli 11 piani dell’edificio più alto in fase di realizzazione
Era forse, in ultima analisi, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali che avrebbe potuto fermare o quanto meno limitare le ragioni dell’accordo politico economico, ma che invece con improvviso cambiamento di marcia, ha deciso di avallare le operazioni d’interramento e cementificazione di un’area archeologica su cui erano state spese non poche risorse economiche ed energie.
Carla Corrado
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Speculazione approvata sotto la giunta Veltroni e ovviamente non ostacolata dalla giunta Alemanno e dalle giunte e commissari successivi. Oltre ai vincoli legati alla presenza di scavi archeologici e di edifici storici si è edificato In una zona che già soffre di un alta densità abitativa. “Metricubbi” per i famelici imprenditori del mattone. Tra l’altro l’edificio nel complesso, ora che è stato completato, è di una bruttezza unica con una estetica arrogante che non fa nulla per passare inosservata e che si candida con il suo stile kitsch a divenire la degna location per un party stile Gomorra in una delle prossime fiction sulla malavita.
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