DISAMBIENTAMENTI prove di incisione di Carmelo Baglivo

di Carlo Severati

Il centro delle opere esposte a Roma, nella galleria Embrice, sta nella natura della cosa: con la tecnica dell’incisione da lastra di rame, come raggiungere nel 2021 la stessa densità di segno  degli illustri precedenti del XVIII secolo? Non più collages, infatti, ne’ utopia inconsapevole, né città in trasformazione. Neanche Roma come laboratorio; unico residuo della relazione dell’autore per la Mostra al Pastificio Cerere del 2013: città senza storia. Da quella data l’autore è stato spesso presente sulla scena internazionale ( MOMA ) e italiana ( Biennale, MAXXI, MACRO ) ; il catalogo Disegni Corsari resta tuttavia il riferimento bibliografico di base.  Bart Lootma concludeva: drasticamenteche le griglie di Carmelo hanno a che fare con l’impresa di afferrare, catturare la vita stessa in un eterno blog, in un selfie epico. Emilia Giorgi osservava giustamente che i materiali in mostra, riprodotti su supporti diversi, acquistano una diversa dimensione estetica. Nelle incisioni il supporto è l’opera stessa, e il significato univoco. Può essere che in un breve futuro l’ordine di stampare una texture adeguata dato ad una macchina, scelto su un ménu infinito, riesca a compiere l’operazione che Carmelo fa a mano per e su queste incisioni. Per ora, non possiamo che rimanere ammirati della sua capacità di aderire al tema, tracciando con incredibile acribia, sulla carta o sulla lastra di rame, la stessa quantità di segni del prototipo settecentesco col quale si confrontano, retrodatando di fatto l’opera di due secoli e azzerando le differenze: come si vede nelle incisioni e nei disegni preparatori; dove non si distingue il limitare della traccia antica e del nuovo segno. Certo, questa operazione avrà pure un senso più generale, un riferimento possibile ai decenni della presente carestia, che replica la sindrome dei primi anni 1970: trasformazione di grossi gruppi industriali, attuazione dello Statuto Regionale, espansione dell’industria petrolchimica, relazione del Club di Roma sui limiti dello sviluppo,  crisi petrolifera. Lo sfondo storico del Superstudio, al quale con troppa facilità si possono riferire le opere precedenti dell’Autore. Ma  in queste incisioni, che insistono su temi tanto futili quanto delittuosi, di interventi brutali sulla città storica, la cronaca della storia sociale dell’arte viene saltata, e i riferimenti possibili sono ad altre civiltà, tardo antiche e alto medievali; prima che la società finanziaria  e commerciale del cosiddetto Rinascimento scoprisse i monumenti antichi come cava di materiale. Civiltà nelle quali il Foro Romano giaceva dimenticato sott’acqua. Se volete, annuncio di un mondo in cui San Pietro farà da fondamenta ad un nuovo palazzo per uffici, come la Domus Aurea lo è stata per le Terme di Traiano e le Terme per le Sette Sale, lungo 5 secoli. Quanto alle motivazioni dell’autore, da Eros,come suggeriva Lootma, egli è passato ad una condizione di appartenenza.

Carlo Severati