La filiera alimentare a Garbatella: il vino sfuso; immagini 1966-2019.

Angelo Talevi, Angelino, chiude lasua attività al numero 26 di via Enrico Cravero, iniziata nel mese di Aprile del 1996. Fin da quell’anno, la vendita di un vino sfuso di qualità garantita si configurò come un servizio sociale oltreché un semplice esercizio commerciale. Documentiamo una trasformazione sociale della Roma di base.

Cronaca della Vineria Angelino

Aprile 1966

Nell’Aprile 1966,quando Angelo Talevi rileva una attività Vini e Olii al numero 26 di Via Enrico Cravero,  l’angolo di Garbatella fra la detta Cravero e Via delle Sette Chiese ancora sonnecchia nel suo carattere centrale; una Trattoria ( dei tre Fratelli Gatti, dai quali prende il nome di Tre Gatti ) al numero 72,  un Bar al numero 74, una Merceria Bazar al numero 78, (che ancora vende di tutto come circa 10 anni prima, epoca presunta della sua apertura) ; i Bagni Pubblici di Via Edgardo Ferrati sono ancora in funzione ( chiuderanno però di lì a poco ) . 

Si è avviata da poco, nel 1966, la  saturazione edilizia dei terreni circostanti su vari fronti.

Sul fronte interno, con la lottizzazione in via Pomponia Grecina, e quello esterno degli intensivi, verso la circonvallazione Gianicolense. Siamo alla fine del Miracolo Economico Italiano e le grandi Città, Roma in particolare, cambiano il loro modello di crescita edilizia; la rendita fondiaria deve cominciare a fare i conti con la legge Bucalossi del 1962 che impone per le espansioni ediliziePiani e infrastrutturazione primaria del territorio. D’altronde le Ville Storiche, che Roma Capitale ha cominciato a distruggere alla fine del 1800, sono già lottizzate, ad esclusione di quelle titolate ( Borghese, Sciarra,Pamphili,Torlonia, Savoia) e le grandi speculazioni, sull’onda delle Olimpiadi del 1960, sono fatte.

Angelo Talevi viene da Trastevere, dove ha abitato nella casa dei genitori, Carlo Talevi e Marcella Ciarla, alla Lungaretta, fin dalla nascita; 19 10 1941, settimo di 11 figli. Ha lavorato nel Ristorante del Nonno, Carlo Menta, dal 1963, quando torna dal Servizio di Leva.

Con l’aiuto della famiglia rileva l’attività e il contratto d’affitto ( il locale è proprietà dell’Istituto Case Popolari) per 3.500.000 ; decide che sarà una vendita di vini: prevalentemente vino sfuso. Questa scelta poggia su basi sociali salde: la popolazione della Garbatella storica non è ancora toccata dall’invasione commerciale dei grandi produttori di birra che si stanno aprendo al mercato internazionale. 

Gli inizi

C’è ancora l’osteria, e gli avventori bevono vino: Angelo – Angelino- non fa a  tempo a portare un quartino che già se ne ordina un altro. Il vino sfuso viene da una storica Cooperativa di produttori: la Cooperativa Produttori di vino di Velletri, COPROVI. Aggiunge alcuni tavoli sui quali comincia a servire, a supporto del bere, uova sode, affettati, formaggio.

La scelta comincia a pagare in breve tempo: di lì a poco l’Istituto Case Popolari decide di dotare le abitazioni di impianti di riscaldamento: la Ditta incaricata ( Jacorossi ) lavora per un anno intero; decine di operatori di vario livello passano la giornata a Garbatella e vanno a mangiare qualcosa da Angelino. Si comprano un paio di fornelletti a gas di bombola e qualcosa si prepara in casa ( al numero 76 di Via delle Sette Chiese ) e si porta in trattoria. Ma vineria e trattoria cominciano a configgere: lo stoccaggio medio mensile si avvia verso i 9000 litri. Circa 500 famiglie comprano vino sfuso. I Grandi tini in vetroresina prendono necessariamente il posto dei tavoli. 

Nel 1966 si avvia anche, per Angelo, una  stabilizzazione personale : il matrimonio con Maria Teresa Sgreccia e la nascita di tre figli: Marco, 1968; Marcellino , 1969 e Mauro, 1975. 

Verso la maturità

Indipendente e indisciplinato ragazzino, dopo aver girato tutte le scuole elementari di Trastevere, dalla Don Orione in poi, e un paio d’anni di Istituto di Avviamento Professionale per il Commercio , Angelino comincia nel 1955 a fare il facchino al Mattatoio di Testaccio. Corollario quasi automatico di questo duro lavoro e del duro ambiente nel quale si svolge – del quale le scene di Stallone che si allena sui quarti di bue rendono una pallida idea- diventa uno dei leader degli adolescenti  di Trastevere di quegli anni: bagno a Tevere dal Ciriola, prima sotto Ponte Sanrt’angelo, poi a Sisto e poi a Garibaldi, e presidio del territorio. 

Dalla Lungaretta a Piazza Santa Maria in Trastevere non si passa se non da Angelino. Le troupe del cinema non entrano se i ragazzi di Trastevere non lavorano come comparse.

L’esperienza cinematografica di Angelo è però di segno diverso; comparsa in Accattone e Figurante in ROGOPAG – farà qui, manco a dirlo, la parte di un Angelo con la sua faccia da impassibile duro – i rapporti con Pasolini sono amichevoli, e cominciano proprio dal barcone del Ciriola, dove Pasolini scrive e se more de fame.

La nascita di Mauro, nel 1975, si collega in qualche modo ad una grave patologia di Marcellino, che segna la vita della famiglia e il carattere di Angelo. Nel frattempo la quantità di vino sfuso venduta si è stabilizzata attorno ai 9000 litri ( un terzo tino trova posto all’ingresso ) e continua ad esserci l’esigenza di un  semplice posto di ristoro.

Gli anni 1980

Angelino fa un ulteriore passo: compra la licenza de I Tre Gatti e chiede l’aiuto della sorella per la gestione della vineria . E’ il 1980; svolta storica e sostanziale cambio di attività: la nuova Trattoria diventa quasi casualmente , con gradualità, un Ristorante di lusso; riservato, con un grande chef, con coperti che arrivano a 100.000 lire uno.

In giacca e cravattino il Vinaio diventa il Manager di una complessa Azienda, piccola e redditizia.

Tutto sta nella vicinanza della nuova sede della regione Lazio e nella scelta dei politici di trovarsi ai Tre Gatti .

Gli anni 1980 portano tuttavia anche una vistosa diminuzione della vendita del vino sfuso: non solo la grande distribuzione sta riempiendo tuti gli spazi commerciali; c’è anche lo scandalo del vino al metanolo , che riempie drammaticamente le cronache quotidiane. Fra il 1984 e il1985 la richiesta scende fino quasi a dimezzarsi : dai 9000 litri si passa ai 4500.

Le famiglie che comprano vino sfuso a Garbatella sono ormai 250. L’Osteria Tre Gatti cambia bruscamente faccia all’inizio degli anni 1990, in particolare con i processi di Tangentopoli. Angelo si toglie il cravattino nel 1996: torna in Via Cravero 26 e lascia i Tre Gatti ai figli Marco e Mauro.   

Dalla COPROVI alla CAVICI; il terzo millennio 

Oltre al vino sfuso, si sono sempre vendute bevande analcoliche e vino imbottigliato. Quest’ultimo da una Azienda Vinicola basata a Gaeta per la distribuzione e a Velletri, sugli stessi territori della Cooperativa COPROVI, per la produzione.

Quando questa fallisce e, nel 1999, la produzione confluisce nella filiera produttiva dell’Azienda di proprietà Ciccariello: Azienda familiare , padre e tre figli, che conosce , per capacità imprenditoriale ma anche per l’accesso al grande bacino produttivo garantito della ex COPROVI, una crescita vertiginosa che si avvicina oggi ai 180.000 ettolitri.

Stessi vitigni, stesso vino, stesse garanzie. Ciò vale anche per vini di altra provenienza, come ad esempio l’Aglianico beneventano, che arriva da filiere Controllate e Garantite, pure processato, imbottigliato e venduto dalla Azienda.

Il vino sfuso venduto a Via Cravero a Garbatella costituisce oggi una parte del tutto marginale, purtroppo, della produzione. Con i circa 2000 litri approvvigionati ogni mese possiamo stimare che ormai solo 120 famiglie acquistino e consumino il vino sfuso di Angelino, ormai in chiusura per ragioni d’età e di salute.

Tuttavia si può sperare che questo esercizio commerciale possa essere rivitalizzato e mantenuto. Non solo vende un prodotto di qualità a basso costo; si configura anche, in realtà, come uno dei punti di aggregazione sociale ai quali è consegnata la continuità generazionale della Garbatella. Clienti ormai quasi ottantenni che comprano il vino da quell’Aprile del 1966; accompagnati, quando traballanti, da nipoti; ma anche generazioni intermedie  e qualche giovane. Non casualmente il cartello, affisso sulla porta da un mese, recita : scusate se chiudo. Come un servizio sociale.

C.S. 30 4 2019

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