Architettura della nuova Europa: Bucarest

L’identità molteplice che fonda la nuova Europa 

di Emma Tagliacollo

(L’immagine è una cartolina di Bucarest vista come piccola Parigi)

Premessa

Italia e Romania appartengono all’Europa. È interessante riflettere su cosa essa sia non solo a livello economico, politico e burocratico, ma cosa significhi per ognuno di noi.
È dunque importante chiedersi: cosa significa essere cittadini europei? Quale valore ha la cittadinanza e l’appartenenza all’Europa? Essere cittadini europei è complesso. Non lo è solo nel momento storico in cui viviamo, lo è sempre stato, perché in questa appartenenza è centrale il tema dell’identità, che deve essere vista e letta in modo inclusivo.
L’inclusività intende coinvolgere tutti noi, che apparteniamo a differenti nazioni, nel processo di europeizzazione, rendendoci uniti nell’idea di una comune cittadinanza.
L’architettura, come arte civile e utile, ci permette di comprendere la trasmissione dei modelli nel tempo e oltre i confini territoriali e di avviare in questo modo una riflessione sull’identità. L’identità ha un duplice aspetto: uno interno e uno esterno. Essa riflette la percezione di noi stessi al nostro interno e nell’ambiente vicino, oltre che verso l’esterno.

La città di Bucarest

Come possiamo conoscere e avvicinarci alla città? Uno strumento è quello delle guide turistiche, che ci mostrano come e cosa si rappresenta di se stessi all’interno della città.
Una delle prime guide moderne stampate in Romania e dedicate a Bucarest è quella di Dan Berindei (curata con altri studiosi) che nel 1960 viene pubblicata in romeno. Il volume è pensato per il cittadino moderno di Bucarest, rappresentato nel retro del libro come un uomo moderno con valigia alla mano, che scopre la città attraverso il viaggio.

 guida_bucarest_1962retro_guida_bucarest

Il libro Bucarest del 1964 di Ion Marin Sadovanu ci riporta una città mitteleuropea con un forte spirito internazionale. Il volume è significativo perché rappresenta, in forma di narrazione, una guida di Bucarest pubblicata negli anni ‘60 del ‘900 da Meridiana, l’editore prescelto che pubblica altri volumi dedicati ad alcuni edifici specifici della città.
Il testo è scritto in francese: la lingua usata non solo da molti paesi di quella che oggi possiamo chiamare “la nuova Europa”, ma anche una delle lingue più parlate e lette in quel momento. In questo modo viene garantita un’apertura che a quei tempi possiamo definire internazionale. L’autore Ion Marin Sadoveanu è inoltre un importante rappresentante della cultura rumena in Europa.
Tutte queste qualità ci permettono di avere una raffigurazione di come si desidera far comprendere e trasmettere Bucarest e la sua cultura verso l’esterno.

Tutti questi sono ingredienti che contribuiscono a dare valore al tema di cosa sia moderno in quel periodo, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un momento storico di rinascita formale che tende a una ripresa e a una nuova primavera nell’architettura, da leggersi come affermazione dell’identità dei popoli.

In questo testo Bucarest si allontana dal sentimento della nostalgia: non è più la piccola Parigi. La città non è più un luogo che ha necessità di creare un paragone colto all’interno del sistema della vecchia Europa, ma si presenta come capitale, autonoma nella scelta delle architetture da mettere in mostra che vanno alla ricerca di quel «progresso collettivo che caratterizza l’Europa», come scrive Rosetti (scrittore e politico rumeno) nel fortunato appello per la determinazione dei popoli, qui rivolto proprio a quello rumeno (1851, con Mazzini come capofila).

È una Bucarest diversa da quanto Ramiro Ortiz (1933) racconta di voler portare con sé al ritorno in Italia: «prenderò con me come simbolo un vaso con la buona terra romena; porterò dei tappeti e dei tessuti romeni; il canto popolare…».

Alcune architetture

Gli edifici di rappresentanza

1. Ministero degli Interni_1938-1941_Emil Nădejde_Prager Ministero degli Interni già Palazzo del Comitato Centrale del Partito Operaio rumeno, 1938-1941, arch. Emil Nădejde, ing. E. Prager.

Probabilmente inizialmente disegnato dall’arch. Paul Smarandescu (1881-1945), architetto del Ministero degli Interni che ha studiato in Francia e viaggiato in Italia nel 1907, nel 1925 e nel 1928.

Un esempio di architettura moderna legata a classicismo che possiamo affiancare al Ministero dell’aeronautica di Roma di Roberto Marino, 1931.

2.

Museo_etnografico

Museo etnografico già Museo di Storia del Partito Operaio, 1912-1938, arch. Nicolae Ghika Budeşti.

Il progetto è iniziato nel 1913, poi finito nel 1938 solo in parte. Nel 1990 è stato usato come museo etnografico.

Ricorda le composizioni del quartiere Coppedè e Villa Marignoli di Giulio Magni: «nella villa Marignoli in Via Po, all’angolo con corso d’Italia, del 1907 […] sono evidenti non solo gli echi del costruttivismo storicista di stampo mitteleuropeo sperimentato attraverso le declinazioni rumene, ma anche il lascito dimenticato delle opere romane di Edmund Street» (G. Strappa, Caratteri dell’opera di Giulio Magni in AA.VV., Il Palazzo della Marina, Roma 1995).

È importante soffermarsi su questo modo di fare architettura, poiché unisce insieme non solo Magni, che per lungo tempo ha operato in Romania, ma anche D’Aronco e altri architetti romeni legati alla Francia.
«Attraverso la cultura architettonica balcanica, periferica ma ag­giornata, Magni entra in contatto con la ricerca mitteleuropea, con i nuovi linguaggi che si vanno sperimentando attraverso le diverse versioni nazionali del modernismo: la secessione, lo jugendstil, il liberty. Nella Romania di fine secolo appare evidente l’influenza esercitata dai legami culturali e politici con la Francia, testimoniata dalla presenza di numerosi architetti francesi e dal favore incontrato dall’art nouveau. All’arrivo di Magni a Bucarest uno dei più importanti edifici in costruzione, la Banca Nazionale, era stata progettata dal francese Bernard Cassien, mentre alcuni architetti romeni si erano formati presso scuole francesi (Mincu, Adronescu ecc.). L’amicizia con Raimondo D’Aronco, altro inquieto “architetto di ventura” che percorre l’Europa e la Turchia alla ricerca di lavoro, lo conferma nella necessità di sperimentare nuove strade.» (G. Strappa, Caratteri dell’opera di Giulio Magni in AA.VV., Il Palazzo della Marina, Roma 1995).

3.

Accademia_Scienze_Agricole

Accademia di Scienze Agricole, 1931-1933, arch. Fl. Stănculescu. È un progetto contemporaneo alla costruzione della città universitaria, con alcune similitudini con l’Edificio degli uffici all’Eur di Gaetano Minnucci.

Edifici di abitazione nell’avanguadia

4. Piazza_Romana Piazza Romana. Il progetto è del 1900, risale al tempo dello sviluppo del Lascăr Catargi. Il sistema della rotatoria è stato mantenuto, ma la coagulazione dei fronti degli edifici è stata spostata, preservando tutti gli stadi di sviluppo. Questa area è stata interessata dagli interventi di Ion Mincu, dal periodo modernista e del Realismo sociale.
Nell’asse nord è stata collocata una copia della Lupa capitolina regalata da Roma durante l’esibizione nazionale del 1906.

Piazza Romana riprende il sistema di piazze dell’Eur: Piazza Imperiale, 1937, F. Fariello, S. Muratori, L. Quaroni, L. Moretti.

La rappresentazione del potere

5. Accademia_militare Accademia Militare, 1937-1939, arch. Duiliu Marcu. Il disegno di questo edificio ha cambiato l’assetto di tutta l’area. Si trova su un asse principale circondato da edifici di abitazione.

Ricorda la città universitaria di Piacentini e l’edificio del rettorato.

I luoghi dove incontrarsi

6. Palace_HallPalace Hall Plaza già Palazzo della Repubblica Popolare Rumena, 1957-1960, arch. Horia Maicu, Tiberiu Ricci, Ignace Şeban, Romeo Belea e altri; progetto urbano: arch. T. Niga, G. Filipeanu, L. Garcia, Anton Moisescu. L’edificio è stato un centro congressi ed è un’estensione del Palazzo Reale. Oggi è una sala per concerti.

Riprende l’edificio di Libera all’Eur di Roma del 1938.

7. Circul_de_Stat Circul de Stat, 1960, arch. Nicolae Porumbescu, Nicolae Pruncu, Constantin Rulea; 1961, disegno del parco, arch. paesaggista Victor Donose. L’edificio prende forse spunto dal progetto del Mercato Centrale di Royan (Francia) del 1955 dell’arch. L. Simon e In. Morisseau e dell’ing. René Sarger.

Il progetto, che ricorda il Palazzetto dello Sport di P. L. Nervi, è da inserire nella serie di progetti contemporanei che si affacciano al modernismo. L’importanza del complesso è data anche dal valore attribuito al circo come arte, al pari del balletto.

I luoghi per il tempo libero

8. Giardino_botanico Giardino botanico, 1884-1885 Prof. Dott. Dimitrie Brândză. Il progetto è legato al polo dell’Università di Bucarest e possiamo avvicinarlo al sistema di giardini di Raffaele De Vico all’Eur.

La casa e lo spazio dell’abitare

9.

Quartiere_Floreasca

Quartiere Floreasca, 1950-1960, Arch. Corneliu Rădulesci, Virgil Niţulescu e altri. È stato un quartiere per la working class.

10.

Ferentari

Ferentali, quartiere per la classe operaia di Bucarest, oggi è un quartiere degradato.

11.

Calea Grivitei panorama

Calea Griviţei, 1958-1965, arch. Virgil Niţulescu, Cleopatra Alifanti, Mircea Bercovici, Renzo Cărăuşu, Cristina Neagu, W. Juster e altri.

Sono tutti quartieri moderni che ricordano la sperimentazione edilizia avvenuta a Roma durante la fortunata stagione dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari).

Borgata_Roma

http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=3088&codset=NAT&pagina=21#foto_8

 

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