Puzza di bugliolo…
di Maria Spina
Alena Cichanowicz, nel ricordare i duri tempi del dominio sovietico in Bielorussia, scrive: «In Urss i giornali uscivano a milioni di copie, ma i gabinetti pubblici continuavano a mancare. La possibilità di usare la toilette rende l’uomo libero e gioioso, mentre l’impossibilità di accedervi trasforma la soddisfazione di un bisogno in un’esecuzione attraverso il bisogno… Per questo, forse, prigionieri e detenuti vengono di solito privati della toilette […] Nei luoghi dove la gente vive nella paura c’è puzza di bugliolo. Dove sorgono le toilette, spira aria di libertà» (in Filip Modrzejewski, Monika Sznajderman [a cura di], Nostalgia, Bruno Mondadori, Milano 2003, p. 115). Avvicinarsi alle scale del WC in largo di Villa Peretti – compreso anch’esso nel gruppo dei “magnifici 11” da riqualificare e dati in concessione alla Cogeim Spa –, non è impresa da poco. Di fronte al Museo nazionale romano di Palazzo Massimo, ma ben nascosto alla vista, dalla barriera dei box di libri vecchi e cianfrusaglie, costituisce la latrina a cielo aperto di quanti soggiornano nel giardino adiacente o gravitano fra piazza dei Cinquecento e l’Esedra. Quel fetore così penetrante, lungi dal sollecitare un’indagine da parte di tecnici e amministratori, richiama immediatamente alla memoria il bugliolo delle carceri, la mortificazione della gioia di “vivere la città”, lo sperpero di risorse pubbliche perpetrato negli anni dalla cattiva politica.