Giuseppe Miano, 1937-2015. A personal appreciation

di Carlo Severati

(Immagine: Archivio personale Carlo Severati, Giuseppe Miano, in primo piano, nell’ombra Carlo Severati).

Ho avuto il privilegio di lavorare qualche giorno nella sua stanza di lavoro a via Germanico, nell’ufficio di Roberto Veneziani, che utilizzava in parte, vicino alla stanza di Giuseppe Mongelli. Avevo il libro di Alfonso Gatto, Il cavaliere di Bronzo, poggiato un po’ di traverso su una pila di altre carte e libri, sull’angolo del tavolo. Sullo sfondo faldoni: la metà con le immagini dei protagonisti delle vicende storiche studiate e descritte. Mi sono invece rivolto alle cartelline più prossime, in basso nella scaffalatura di sinistra; che ho scoperto con piacere essere principalmente dedicate alle lezioni universitarie. In realtà cercavo qualche tema al quale dare continuità nell’ultimo Corso Universitario che sto tenendo: di Storia, appunto, della Città e del Territorio. Ho scelto alla fine due temi, per me occasione di studio ulteriore: la Mantova dei Gonzaga e La città romana nel mediterraneo al tempo di Traiano. Un titolo assai ambizioso, non così infatti recitato nelle cartelline di appunti e nei libri occasionalmente insieme collocati: per il professor Miano si trattava infatti sempre di incontri ravvicinati. La Licia, la Caria, la Frigia, la Ionia, prossime alla amata Karpatos. Luoghi di visita, sulla scorta e con le testimonianze di viaggiatori storici, e di studio; come anche strumenti di una gioia di vivere che comprendeva il tempo libero e il semplice, umano percorso dalla curiosità alla avventura, a partire dalla storico itinerario, via terra e via mare, da Roma ad Alessandria. Condividendo spazi, problemi e attività dal 1965 col giovane studente, se ne può descrivere gli inciampi, la formazione delle scelte, il rapporto problematico con la progettazione architettonica: nei suoi aspetti teorici e costruttivi, come in quelli linguistici. Che tuttavia approdarono ad un progetto di Architettura – obbligatorio in quegli anni – originale e disinibito nel suo carattere multiforme. Il giovane laureato lasciò la vacanza a Stintino, Sardegna nord occidentale, quando il petrolchimico di Porto Torres cacciò i tonni dal Golfo dell’Asinara e i fenicotteri dallo stagno di Casaraccio. Non più le brevi navigazioni con la Chibbara, incrociando talvolta la Caterina Madre dei Berlinguer invelata alla latina, ma la solare Karpatos. Uno dei rari conoscitori consegnatoci dal XX secolo, Miano ci portava già negli anni giovanili con sé sulle tracce di Guarenghi e di Rastrelli; o di Telemann, quando decise di avvicinarsi al mondo musicale. A chi gli chiedeva a quale dei mille di questo mondo si articolava, rispondeva: tutto. E così faceva, come credo possa testimoniare la sua  straordinaria collezione di dischi. Venezia, Reggio Calabria e Roma sono stati i luoghi principali della sua attività di professore. Ciascuno vissuto pienamente, dal clima alla gente, dalle richieste che ciascun luogo poneva, alle risorse, al clima. Così Reggio Calabria, come per altri – per Maria Bottero che veniva da Milano – rappresentava il sole e studenti più ‘mediterranei’. E Venezia ci arrivava più per aneddoti: di un Mafredo Tafuri che finisce in acqua perché la barca si allarga dalla banchina, piuttosto che dal confronto serrato nel quale lui era uno dei pochi capaci di tenergli testa. Su questo intellettuale internet fece certamente effetto: anche mezzo di lavoro; ma, c’è anche da pensare, come problematico stimolo a nuove vie strumentali della ricerca, ad una futura riorganizzazione del sapere che fatalmente sta coinvolgendo i luoghi deputati: le Biblioteche. I due brevi testi scritti per Embrice su frammenti della Roma postunitaria, uno dei quali è stato messo in rete da Emma Tagliacollo, costituiscono l’unica testimonianza di collaborazione diretta. Schivo ad entrare nelle fatiche degli altri, raramente comunicava le sue. Per esempio, in occasione del grosso sforzo che costavano le voci del Dizionario Biografico. O anche decidere di cambiare itinerari e compagni di viaggio, negli ultimi anni, accompagnandosi ad astronomi in cerca di cieli puliti per veder le stelle. Non posso perdere l’occasione di citare, fra i tanti, quattro suoi amici che non possono essere presenti alla giornata organizzata dalla Accademia di San Luca: Giorgio Bertolini, Franca Bossalino, Luigi Ferracuti e Giancarlo Ceccacci.

Post scriptum

Embrice 2030 pubblica l’intervento che Carlo Severati ha preparato in occasione della giornata del 30 novembre 2015 dedicata a Giuseppe Miano che si terrà all’Accademia di San Luca.

 

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