di Carlo Severati
(Immagine: Modello del Canale realizzato alla Esposizione di San Diego)
La definizione di un linguaggio architettonico degli Stati Uniti d’America nel primo Novecento si realizza con un travaglio lungo più di un secolo.
Si fa qui riferimento alla nozione corrente di linguaggio architettonico, inteso come facies comunicativa dell’insieme degli elementi, costruttivi, planimetrici tipologici e di dettaglio che compongono e caratterizzano l’opera architettonica nel suo contesto.
Questo travaglio data dai fregi scelti da Jefferson per il suo camino di Monticello – 1775-1815 -, che alternano dentelli a ‘coni’ di conifera (pine freeze) e dai capitelli di Benjamin Henry Latrobe per la ‘rotonda’ del Senato del Campidoglio di Washington (tobacco leave capitals – 1816, modellati da Francesco Iardella, carrarese -), fino all’edificio PSFB (Philadelphia Saving Fund Bank ) di George Howe e William Lescaze -1929 – e alla Sede del Daily News a Manhattan di Raymond Hood – 1930 -.
Henry Obson Richardson (1838-1886) sembra l’interprete di una precoce identità della architettura degli USA, modulando per la prima volta, per la ricostruzione di Chicago dopo l’incendio del 1871, uno “stile architettonico” che interpretava le molte richieste funzionali di una società strutturata.
«…..dieci edifici che chi scrive crede essere gli esempi di maggior successo di disegno architettonico nel Paese…»; così si esprime a proposito delle ultime opere di Henry Hobson Richardson in The American Architect and Building News nel 1885, un anno prima della sua morte.
Di ‘moderno’ in terms of carachter si cominmcia a parlare nel 1818. La vicenda novecentista, nella quale si inseriscono le due Esposizioni di San Francisco (1915) e San Diego (1915, 1916) contiene tre cicli che inverano temporaneamente questa identità. Il ciclo di più lungo periodo (1913 -1940) si può chiamare decorativo: un ‘american decò’ sensibile alle culture autoctone, dai Maya ai Navajos. Più breve, icastico e unitario è quello rappresentato dalle Prairie e Chicago School, confinato nel Mid West, se si escludono gli incarichi californiani di Frank Lloyd Wright. Case (Miniatura, Barnsdall, Ennis) che appartengono al ciclo Decò con un approccio storicistico. Ocatillo Desert Camp (Chandler, deserto dell’Arizona, 1929) appartiene invece al terzo ciclo: quello di leggere architetture domestiche californiane che, da Mullgardt ai Fratelli Greene, a Schindler a Gregory Ain, si integrano nel paesaggio collinare. Un ciclo che lascia una traccia ineliminabile, completato dalla casa (case-study n.8 , Pacific Palisades Pasadena – 1949) di Ray e Charles Eames.
Post scriptum
Martedì 1 dicembre, presso l’aula Fiorentino della facoltà di Architettura di via Gramsci, si svolge il seminario “1915: East meets West. Le esposizioni di San Francisco e San Diego per l’apertura del canale di Panama“, organizzato dalla Presidenza e dalla Biblioteca centrale della Facoltà di Architettura e dall’associazione Embrice 2030. La giornata di studio intende ricordare, a cento anni dall’allestimento, le esposizioni internazionali di San Francisco e di San Diego volute per celebrare il completamento e l’apertura del canale di Panama. Il seminario indaga inoltre sul significato storico e sul lascito culturale delle esposizioni e avvia un confronto internazionale sia sul piano dell’universo economico, sia sul quello specificamente architettonico. Le presentazioni si svolgono in italiano e in inglese.