La mostra fotografica di Fabio De Angelis evoca ricordi a tratti sfumati, ma ancora vividi di un passato irrisolto. Tra monito e testimonianza, si aprono riflessioni di grande attualità sul ruolo della donna nei movimenti di difesa dei diritti delle persone, delle minoranze, delle unicità.
Presentazione
di Antonella Greco
Tra la polvere, il fumo e il suono delle sirene.
Tra gli slogan orgogliosamente scanditi da voci femminili di tutte le età, e a volte distorte dagli altoparlanti, negli anni Settanta a Roma c’era spazio per la bellezza. Giovinezza e bellezza, sensualità e incanto sfuggiti alle carceri di mariti, fratelli, padri, tradizioni, religioni. Il mondo a portata di mano, la poesia e l’arte e alla portata di tutti.
Nonostante da un certo momento le BR tentassero di frantumare sogno e poesia e scandissero in un lugubre ritmo le nostre giornate, il gioco l’ironia e l’intelligenza si dispiegavano a Roma assieme alla bellezza, alla giovinezza delle donne per la prima volta libere. Vestite truccate, mascherate come volevano, aggressive e consapevoli della ricerca della propria felicità. Bambine, giovani, vecchie al di fuori di ogni ideologia o proprio all’interno dell’ideologia.
Insieme in un lungo momento di riscatto. Fu un’utopia?
Alla luce dei terribili fatti attuali, in lontani paesi e anche vicinissimi a noi, la ricerca dell’istruzione, dello studio, dell’espressione libera della propria identità: del proprio corpo, della poesia, del canto, dell’arte, sembra voler punire le donne condannandole di nuovo al silenzio.
Ci sembra quindi utile e necessario farla rivedere, mostrarla di nuovo quella forza, quella bellezza, dolcezza, felicità e creatività di quelle donne di cinquant’anni fa, appena liberate e pronte a combattere. Coetaneo delle protagoniste di quel momento e di quel movimento, Fabio De Angelis è stato, assieme a pochi altri, il fotografo di quella stagione straordinaria. Le sue foto sono apparse su l’Espresso, Rinascita e i giornali più interessanti di quel periodo. Embrice le ripropone, incastonate tra due mostre di due artiste romane che in maniera diversa, anzi opposta, dettero inizio a un loro percorso esattamente in quegli anni tremendi, bellissimi e turbinosi.






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