Embrice 2030

Scopo e strumenti dell’Associazione di Promozione Sociale Embrice 2030

Lo scopo consiste nel diffondere a livello di base la cultura della sostenibilità proponendosi come via di accesso alle più recenti acquisizioni intellettuali e scientifiche a livello globale. Gli strumenti saranno il progetto moderno sostenibile (potenzialmente funzionale ad un cambiamento del modello di sviluppo) un pensiero sistemico (che vada oltre l’effimera contrapposizione fra pensiero forte e pensiero debole) e la creatività come risorsa

PROGETTO MODERNO SOSTENIBILE

Oltre alla presentazione di opere e alla discussione di presupposti teorici, che hanno costituito sinora il nucleo della attività di Embrice Arti e Mestiere, Embrice 2030 si propone l’elaborazione di Progetti di Ricerca e la messa a punto di una serie di Contributi Formativi nell’ampio spettro di discipline che concorrono alla costruzione di un ambiente ben temperato, secondo la teoria del cradle to cradle – opposta a quella cradle to grave, dalla culla alla tomba. ( Michael Braungart , 2002  : ‘Cradle –to-Cradle: Remaking the way we make things’). Si continuerà ad analizzare le discipline del progetto ponendo al centro l’operatore e il suo mestiere, in un modello comunicativo finalizzato a diffondere la conoscenza delle trasformazioni dell’ambiente in rapporto alla qualità della vita dei minori, della donna e dell’uomo e al loro diritto di accesso alle risorse. Trasformazioni della terra, dell’aria e dell’acqua (dagli strati profondi alla stratosfera) si sono aggiunte all’insieme di quelle (domestiche e territoriali) che William Morris [1851] definiva Architettura. Con iniziative nelle discipline che concorrono alla riduzione del disagio ambientale, si propone di individuare, nelle singole situazioni, obiettivi funzionali al conseguimento di risultati socialmente e culturalmente utili.

 PENSIERO SISTEMICO

Progetto Moderno e Pensiero Forte guidano, senza esitazioni, l’azione delle politiche e della finanze: i principali attori materiali delle trasformazioni ambientali, con i loro tecnici.

La scelta di un pensiero debole e di un progetto postmoderno, che ha connotato gran parte del lavoro intellettuale degli ultimi cinque decenni, ha significato tanto una rivendicazione di autonomia quanto un abbandono di campo. Il largo mercato sovrastrutturale basato sui due assunti debole-postmoderno – sviluppato dall’Editoria, dalle Università e da molte  sedi di pensiero elevato – ha il suo corrispettivo in un distacco drammatico fra pensiero e politica. Sull’altro fronte – dal rapporto del Club di Roma  [1973] sui Limiti dello Sviluppo ( frettolosamente accantonato dalle politiche e dalle economie dei cosiddetti Paesi Sviluppati ) al Convegno “Smart Cities” del Club di Kyoto [2012] – si è costruito un pensiero internazionalmente condiviso per la salvaguardia del pianeta e di un existenzminimum a livello globale. Un pensiero  sistemico, secondo la definizione di Bruce Lipton. La diffusione di questo pensiero con la riconferma  di una necessaria complementarietà fra lavoro manuale, intellettuale e artistico informerà l’attività dei soci.

CREATIVITA’

Embrice Arti e Mestiere  nasce nel borgo Garbatella, area residenziale di una vera e propria Garden City realizzata a Roma a partire dal 1921. A seguito di uno scambio di lettere fra un gruppo di amici ( una “collana” – memore della Die gläserne kette di Bruno Taut [1917] – ), Embrice ripresentava nel 2007, centenario del Werkbund, il tema dell’unità fra Arte , Architettura e Artigianato. Questo semplice postulato conteneva la proposta di un nuovo approccio al progetto e al pensiero. Un pensiero che agisce  in un “io saturo” ( Kenneth J. Gergen ,1991) da sottoporre anch’esso ad uno screening ecologico ( Gregory Bateson ,1972 )  L’Arte, continuamente fuori sistema, pur se integrata nelle politiche del potere, intrappolata nel mercato o nelle teorie della sua aderenza sociale o della sua riproducibilità tecnica, soffre di qualunque unità postulata con altro da sé. Essa perde l’aura quando trasmigra nel progetto del cucchiaio, della casa, della città, del territorio. Pur tuttavia, anche in quelle modalità, costituisce essenziale alimento della qualità della vita.

Breve scheda su pensiero sistemico

In natura non ci sono rifiuti- i rifiuti di una specie sono cibo per un’altra; la materia circola continuamente attraverso la rete della vita; l’energia che muove i cicli ecologici proviene dal sole; la diversità assicura la resilienza.
Su questi principi è basato un unico, fondamentale modello di organizzazione che ha permesso alla Natura di sostenere la  vita per 2.8 miliardi di anni. La natura sostiene la vita creando e nutrendo comunità, poiché nessun organismo singolo può vivere in isolamento. Gli animali dipendono dalla fotosintesi delle piante per le loro esigenze energetiche; le piante dipendono dal biossido di carbonio prodotto dagli animali, come pure dall’azoto fissato dai batteri nelle loro radici; e tutti insieme, piante, animali, micro-organismi, regolano l’intera biosfera, mantenendo le condizioni che promuovono la vita
. Questa è la lezione profonda che dobbiamo imparare dalla Natura: il modo per sostenere la vita è creare e nutrire comunità .La sostenibilità coinvolge sempre una comunità intera; non è una proprietà individuale ma la proprietà di una intera rete di relazioni. Ciò significa che per comprenderla propriamente, per diventare ‘ecologicamente alfabetizzati’, dobbiamo imparare a pensare in termini di relazioni, interconnessioni, modelli, contesti. Nella  scienza, questo tipo di pensiero è conosciuto come pensiero sistemico (“pensare per sistemi”). Ed è cruciale per comprendere l’ecologia: poiché l’ecologia è la scienza delle relazioni tra i vari membri della Dimora Terra.   (  Bruce Lipton, 2005 ; La biologia delle credenze: come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula.)

16/10/2013

Un pensiero su “Embrice 2030

  1. Creatività, Progetto Moderno Sostenibile, Pensiero Sistemico ; un commento.

    Trovo il testo molto importante per riavviare e aggiornare il dibattito su compiti e destini dell’homo faber.
    Testo che sottoscrivo, e che proprio per questo commento qui in maniera aperta. Difesa non richiesta , autoaccusa manifesta : perché no.
    Tre le obiezioni.
    1), serpeggia nel testo una idea di natura fisiocratica apparentemente antiquata.
    Purtroppo la natura del terzo millennio non è più la natura della Virginia, che Thomas Jefferson descrive all’inizio del XIX secolo nel suo Notes on the State of Virginia. La natura si è gravemente ammalata nell’ultimo secolo, ed essa stessa spesso , in vari luoghi della terra, non riesce più a compiere il ciclo cradle to cradle, dalla culla alla culla, che molti degli autori citati ritengono ancora possibile come esito degli eventi umani.
    La terra ha tempo: sopravviverà comunque, come dicono in molti. Sta forse ancora a noi curarla per permetterle di accoglierci.
    2), perché “progetto moderno sostenibile”, quando la modernità continua a rappresentare il grimaldello col quale si perpetua il modello di sviluppo prevalente, legato alla espansione dei consumi e, soprattutto, ad un consumo sconsiderato del territorio e delle sue risorse?. Di fatto l’interpretazione espansionistica non ha mai compreso i limiti dello sviluppo, neanche dopo il rapporto del Club di Roma del 1973. Anche se già da vent’anni era cominciata – a quella data – la distruzione del territorio in nome dello sviluppo , ed era sapientemente propagata a livello mondiale l’idea che progresso tecnologico significasse progresso dell’umanità. Il problema non sta nello scegliere fra il luddismo di William Morris e il Trionfo delle Macchine del Werkbund tedesco.
    Anche quanti – pochi, in realtà- erano chini sui tavoli da disegno ben calcolando l’assalto alle città del nemico non avevano capito – forse non potevano- il salto di scala che si sarebbe verificato nel mondo a partire da quegli anni. Morris non parla di oceani e atmosfera.
    Quale modernità dunque?
    3) sistemico. Sistemico come scientifico; come scientifico contemporaneo e del futuro.
    Nel senso di un pensiero che proceda per reti, per legami, con una continua dialettica fra particolare e generale, fra disciplinare e multidisciplinare, facendosi carico del maggior numero delle possibili conseguenze delle scelte . Scelte di pensiero, appunto. Di strategie. Un pensiero che includa le variabili, riduca il margine di imprevisto e cerchi garanzie di spazio per guidare la mano che preme i bottoni, tocca gli schermi decisivi.
    Ma che non rinunci mai al solo aggettivo possibile: libero.

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